Il giusto valore

Il mio tempo è ormai diviso tra i libri (da cui non riuscirò mai a staccarmi), i social network e i blog di librai, editori, scrittori….di chi parla di libri in un modo o nell’altro.

In questo periodo sui social c’è una simpatica catena: “elenca i 10 libri della tua vita”.
Si legge un po’ di tutto, da Tolstoj a Volo, da Hesse a Baricco. Un modo divertente per ricordarsi titoli ormai dimenticati o, perché no, prendere spunto per nuove letture.
Parlando con un’amica che di libri se ne intende parecchio, mi dice: «lancio una provocazione: tutti bravi a elencare libri, mentre le vendite di libri calano. Chi veramente spende per comprare un libro adesso? E quanto ha speso nell’ultima settimana per i libri?»

E qui si apre la discussione sui prezzi dei libri. Costano tanto? Costano poco? Come si può ragionare sul prezzo di un libro? È un tema molto caldo soprattutto per i così detti “lettori forti” che acquistano diversi libri a settimana.

Su Centostorie mi sono imbattuta in un post molto interessante che provo a riassumere qui.
Il prezzo di un libro viene imposto dall’editore, ciò significa che il libro ha un valore economico assoluto. Il libraio non può deciderlo in base alle logiche di mercato. Il prezzo è quello! È democratico? È insensato? Valutate voi.
Vi lascio alcuni elementi per consentire una più corretta valutazione circa la formazione del prezzo di un libro. Il libraio indipendente ha uno sconto medio del 30% sul prezzo di copertina. Il restante 70% serve per coprire la filiera del libro, che non è per niente corta, anzi, rischia di perdersi nella notte dei tempi: c’è il grossista, il distributore (con agenti e promotori), e poi, ovviamente, l’editore, che ha, a sua volta, una propria filiera fatta di autori, illustratori, tipografi, editor, grafici, ufficio stampa e ufficio commerciale.
Lascio a voi le conclusioni.
Io mi sento di dire una cosa che vale per il libro ma che può essere applicata a qualsiasi bene di consumo o servizio: se, conoscendo questi elementi, vedo un libro a 2,50 €, mi viene da chiedere: dove hanno tagliato nella filiera per avere un prezzo di vendita cosi basso? Vuol dire che si sono usate materie di qualità inferiore quantomeno perché è evidente che nessuno regala niente. Se si vende un libro a 2,50 €, tolto il margine irrisiorio del libraio, il restante uneuroesettantacinquecentesimi deve coprire l’intera filiera…

Pensiamo allora che il prezzo del libro imposto dall’editore è anche giusto. Ed è giusto e onesto pagare una merce per quello che vale e per quello che c’è dietro al prodotto.

Tornando alla provocazione, quanti euro avete speso nell’ultima settimana per i libri?
Avete pensato che i libri ormai costano troppo? Io penso che un libro costi il giusto (nella maggioranza dei casi) e penso che un libro è sempre una ricchezza per oggi e per domani.

Chiudo riportando una considerazione di Centostorie che mi sento di sottoscrivere:
«Quando chiedete lo sconto a un libraio indipendente dovreste sentirvi in colpa… come a non fare la raccolta differenziata, almeno. Come ad aver lasciato il led della tv acceso tutta la notte, dico io. Se ci ritenete una razza in estinzione (e lo siamo), sentitevi in colpa come ad aver dato una ripassata di carabina ad un orso marsicano. Abbassare ancora il margine di un libraio significa la sua morte. Solitamente quando mi succede, propongo direttamente il regalo, sarò almeno ricordata in eterno».

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