Giralangolo

giralangoloGiralangolo è impegnata a promuovere messaggi che vanno oltre gli stereotipi offrendo differenti punti di vista sulla realtà. Tito Lupotti e Il trattore della nonna sono un ottimo esempio di questa scelta editoriale che incontra la resistenza di chi guarda con sospetto e con diffidenza a tutto ciò che mette in discussione i ruoli di genere. Banalmente, spesso, i genitori non vogliono che i bambini giochino scambiandosi i ruoli maschio-femmina, mentre sarebbe importante insegnare loro a osservare il mondo e la realtà che li circonda con uno sguardo libero da pregiudizi. Nei vostri libri c’è proprio questo obiettivo, quanto è stato difficile all’inizio superare i pregiudizi?
E cosa vi ha spinto a credere che era comunque la strada giusta da seguire?

La collana Sottosopra è stata inaugurata l’anno scorso, e in effetti nell’ambito del nostro catalogo è quella che dichiaratamente si concentra sui temi dell’identità di genere e del contrasto agli stereotipi. Perché abbiamo deciso di seguire questa strada? Io credo sia una decisione arrivata un po’ da sola: senza grandi programmi né intenzioni ideologiche ci siamo semplicemente resi conto che nella società il tema del rispetto e dell’identità si è fatto sempre più presente, e che le proposte editoriali destinate ai più piccoli sono ancora abbondantemente inadeguate e non al passo con un mondo che è cambiato. Basti pensare all’immaginario di genere veicolato dai testi scolastici, con figure femminili e maschili che continuano a trasmettere modelli limitanti, oltre che anacronistici. Libri come Il trattore della nonna e Tito Lupotti raccontano brevi storie illustrate, che divertendo propongono personaggi liberi – liberi di avere ambizioni diverse da quelle imposte dal contesto, e liberi di decidere che cosa fare da grandi, come il piccolo Tito Lupotti, o di come organizzare la propria giornata, come i simpatici nonni del Trattore.

Il pianeta stravagante è un libro scritto dai bambini per i bambini. Molto divertente e con illustrazioni bellissime ed evocative. A che età è giusto iniziare a parlare della differenza tra maschi e femmine e in che modo superare i tabù che spesso gli adulti trasmettono ai bambini?
Credo che quando i bambini cominciano ad avere una vita sociale al di fuori della famiglia si ponga tutta una serie di questioni legate alla convivenza, ma in modo estremamente naturale. Non c’è bisogno di imporre o insegnare nulla, è sufficiente proporre, diversificare, evitare per quanto possibile condizionamenti culturali, lasciare i bambini liberi di scegliere, maschi o femmine che siano. Dall’inizio della scuola d’infanzia i piccoli si confrontano con un contesto del tutto nuovo ed estraneo, ed è da questa età che inevitabilmente cominciano i condizionamenti. I libri in questo senso sono un mezzo potente: quanto più proporranno personaggi che agiscono e pensano in modo libero, tanto più i bambini avranno a disposizione una varietà di modelli per costruire il loro immaginario femminile e maschile. Il tutto, ripeto, in modo molto semplice e naturale. Credo che spesso siamo noi adulti a complicare cose che di per sé dovrebbero essere le più naturali e logiche del mondo.

Un’altra tematica cara a Giralangolo sono i diritti dell’infanzia. Léon e i diritti dei bambini è un bellissimo libro che spiega ai bambini in modo semplice i loro diritti fondamentali. Un approccio efficace per affrontare l’argomento è rappresentato anche da La banda del mondo di sotto. Come rispondono i bambini e i ragazzi quando vengono proposti loro questi argomenti all’apparenza difficili?
Bambini e ragazzi per natura sono molto curiosi e quando si racconta loro un contesto così lontano dal loro quotidiano, come quello della Banda del mondo di sotto, ascoltano con attenzione e interesse. Si tratta di loro coetanei, possibile che vivano nel mondo sotterraneo delle fogne di Bucarest, ancora oggi, in una nazione non così lontana? Nel raccontare quel mondo in forma narrativa, in questo caso come un vero e proprio giallo, si crea un coinvolgimento con i personaggi tale per cui i ragazzi partecipano alle vicende, e di conseguenza alla situazione reale, con passione.
Anche la scelta delle vignette per raffigurare i diritti dei bambini in Léon punta a un coinvolgimento che va al di là delle parole: il fatto che Léon sia un personaggio improbabile, buffo e maldestro diverte e lo rende simpatico, e il messaggio passa in modo naturale, così come naturali dovrebbero essere i diritti fondamentali dei bambini.

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