L’eterno conflitto

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Venerdì scorso abbiamo ospitato in libreria Daniele Biella che ci ha parlato di Nawal, una ragazza semplice ma speciale, coraggiosa e a volte un po’ incosciente, che aiuta i migranti, li aiuta soccorrendoli in mezzo al mare, li accoglie sulle coste, dà loro una tazza di the caldo e li aiuta a fare i biglietti del treno verso nuove destinazioni, preferibilmente verso il nord Europa.
E mentre qui, con un po’ di commozione ascoltavamo Daniele e guardavamo i video dei soccorsi in mare, a Parigi esplodevano le bombe.
Mentre qui si parlava di solidarietà e di accoglienza, i fatti di Parigi alimentavano l’odio, il rifiuto, la chiusura.
Abbiamo vissuto in contemporanea due facce della stessa medaglia.
Da una parte l’umanità più semplice, il tendere una mano a chi è in difficoltà, dall’altra parte la paura e la violenza.
Ma mi chiedo, sono davvero due facce della stessa medaglia?
Io non riesco a vedere il nesso tra la gente che, disperata, scappa dai bombardamenti e da analoghi attentati e i delinquenti che in nome di non si sa bene chi o che cosa uccidono delle persone.
Il discorso sarebbe molto più lungo e articolato, un discorso che non si può certo affrontare e risolvere durante una presentazione di un libro o nei tanti talk show televisivi.
Da più parti è stato detto, e lo ha detto anche Nawal, e ne sono da sempre convinta anche io, che una soluzione al problema immigrazione può essere quella di attivare canali diplomatici, di regolarizzarla già nel paese di origine, dove possibile.
Si dicono tante cose in questi giorni, si dicono tante cattiverie soprattutto.
A me questo fa ancora più paura, l’odio che cresce e che non viene fermato.

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