Fabrizio Silei

fabrizio_sileiFabrizio Silei è un autore per ragazzi che propone libri sempre attuali e dettati da una spinta emotiva.
Nel 2014 ha vinto L’ANDERSEN MIGLIOR SCRITTORE con la seguente motivazione:
Per essere la voce più alta e interessante della narrativa italiana per l’infanzia di questi ultimi anni.
Per una produzione ampia e capace di muoversi con disinvoltura e ricchezza fra registri narrativi diversi: dall’umorismo alla misura breve del racconto per i più piccoli, dall’albo illustrato al romanzo per adolescenti, dal progetto creativo ad un forte impegno civile.
Per una costante e limpida qualità della scrittura.

Nei suoi libri sono presenti spesso temi difficili da spiegare ai ragazzi, per esempio in Fuorigioco che narra la scelta di Sindelar di ribellarsi al nazismo o ne La doppia vita del signor Rosenberg dove protagonista è il consumismo. Come possiamo aiutare i ragazzi a sviluppare spirito critico nei confronti di fenomeni tanto grandi e gravi?
Io credo che compito di un narratore sia quello di raccontare delle storie dotate di senso, non quello di spiegare in maniera scolastica o didascalica qualcosa a qualcuno. È il lettore semmai che scopre le sue risposte e sviluppa le sue riflessioni, meglio ancora è il lettore che costruisce le sue domande ritrovando nel racconto le esigenze e le domande, la voglia di capire, dello scrittore stesso. Ma anche no, il piacere della lettura, quel che un romanzo o una storia ci dicono non sempre è esplicitabile o spiegabile, e questo è il bello della letteratura. Cosa insegna DELITTO E CASTIGO? Niente, almeno che non si voglia credere che ammazzare delle vecchie per soldi ed essere logorati dal rimorso sia un insegnamento che necessita di duecento e passa pagine. Eppure quel grande libro ci dice molto sul nostro essere uomini. Le narrazioni troppo orientate a spiegare o trasmettere messaggi finiscono con il somigliare a delle prediche e, mentre le storie hanno un grande potere, le prediche spesso non ne hanno alcuno.
Lo spirito critico degli adulti educatori e la loro capacità di pensare le questioni è il vero problema del nostro tempo. L’esempio che diamo loro. Spesso capita che un insegnante che legge i best seller televisivi, veste griffata o finto griffata, ha il cellulare alla moda e l’auto carina, non va al cinema da mesi o a una mostra, mi domandi: “Come si fa a sviluppare lo spirito critico nei ragazzi?” E’ paradossale! I ragazzi sono criticissimi e migliori di noi. Occorrerebbe cercare di essere alla loro altezza e considerarli per ciò che sono: bombe di vitalità e intelligenza pronte ad esplodere. Aiutiamoli ad esplodere e non disinneschiamoli giorno dopo giorno. Questo cerco di fare con le mie storie, anche raccontando storie di personaggi particolari che possano indurli a vedere il mondo con altri occhiali interpretativi.

Oltre ai suoi romanzi sono molto apprezzati i suoi laboratori creativi: cosa le viene chiesto maggiormente dai bambini? Quali sono le loro esigenze?
I bambini sono generosissimi, difficile che chiedano, ma sanno ascoltare e recepire se proponi loro dei giochi dotati di senso. Purtroppo su questa loro generosità si basa un equivoco di fondo: che sia facile lavorare con i bambini. Che a qualsiasi disoccupato basti fare due pernacchie o piegare due palloncini indossando un naso rosso, o far colorare qualche fotocopia con brillantini, per dirsi “intrattenitore di bambini in laboratori, compleanni e spettacoli”. Questo perché i bambini se li consideri sono pronti a mettere quel che manca con la loro fantasia, a ridere e a farti sentire che non sei proprio da buttare. In realtà lavorare e giocare con i bambini è una cosa seria. Loro vogliono poter dire la loro, essere protagonisti, segnare la loro identità e differenza, esplorare le proprie capacità e possibilità, narrare e narrarsi. Ecco che bisogna costruire per loro giochi e situazioni in grado di rispondere a queste esigenze profonde.

Tra arte e romanzo qual è secondo lei lo strumento più efficace per comunicare con i ragazzi?
Anche il romanzo è un’arte. Ma se per arte si intende arte visiva, laboratori, etc, occorrerà partire di volta in volta dal ragazzo. Per un educatore i ragazzi non esistono, esistono Marco, Giulio, Katia. Katia sarà bravissima a disegnare e adorerà L’INVENTAMOSTRI o parlare di Modigliani, Giulio vorrà suonare la chitarra e magari leggerà volentieri LA CHJTARRA DI DJANGO scoprendo il piacere di leggere certe storie magistralmente illustrate, Marco sarà un lettore accanito di fantasy o dei miei libri e studierà filosofia. Un dentista, prima di intervenire, deve guardare dentro la bocca di ciascun cliente e saper fare tante cose, dalle otturazioni alle capsule. Un educatore deve guardare dentro i propri ragazzi e saper proporre tante cose. Uno scrittore può solo raccontare le sue storie e sperare che esistano dei lettori che le amino.

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Un pensiero su “Fabrizio Silei

  1. Bella questa intervista, quanti genitori e soprattutto quanti insegnanti dovrebbero leggerla!
    In Francia due secoli fa i ministri della scuola pubblica dicevano con orgoglio: in questo momento in tutte le scuole c’è un maestro che sta facendo tradurre il De bello gallico, tutti uguali i maestri, tutti uguali gli alunni!
    Ma il tempo è trascorso invano se venticinque anni fa la maestra di mia figlia diceva: è il 20 ottobre e devo spiegare la lettera “m”!
    Bravo Silei! Brava Carmen!

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