La caccia di Natale

caccia

Si sentiva fuori posto con la madre e il fratellino. Lei era stata abbandonata dal marito quando lui aveva cinque anni e il ragazzino era rimasto ancora più solo quando alla figura mancante si era sovrapposta quella del patrigno, che aveva preteso il suo erede biologico.
Così era nato Tommi, che si era attaccato troppo a Iac scatenando gelosie dannose all’equilibrio della
nuova famiglia.
Era per tutto questo che il quindicenne Iac trascorreva la maggior parte del suo tempo al bordo della grande discarica. Tre chilometri di piramidi i cui mattoni erano costituiti da rifiuti compressi. Sullo sfondo due inceneritori che sbuffavano nuvole odorose di fumi. La discarica era cintata da quattro mura, alte abbastanza per impedire a chiunque di sbirciare, ma i ragazzi riuscivano ugualmente a scavalcare. Tutti tranne uno. Saddam lo zoppo, un diciottenne turco scappato dalla sua terra dopo aver contratto la
poliomielite, motivo per cui preferiva restare sempre dentro, a guardia del suo rifugio, costruito
nell’angolo tra il muro est e quello sud.
Il freddo dell’inverno non preoccupava nessuno, nemmeno Lira Funesta, rosso di capelli ricci e radi, tondo di forme e perennemente impaurito da qualcosa di invisibile. Lira raggiungeva Iac dopo la scuola, scappando dalle angherie della sorella maggiore. Quel giorno stavano costruendo un grande albero di Natale.
Tra i rifiuti Iac aveva trovato un pino storto, con le radici scoperte e qualche ramo spezzato, inadatto alla vendita seriale davanti ai grandi magazzini.
Frugando tra i sacchetti di pattume Lira aveva rinvenuto un vaso di plastica, rotto sul bordo ma ancora perfetto per la nuova sede del pino. Saddam si occupava di scovare oggetti da trasformare in palline. Forchette, tappi, mollette rotte, cd rovinati, pennarelli usati e vecchi libri le cui pagine potevano risultare molto utili. Era una vera fortuna che da quelle parti la raccolta differenziata funzionasse male. Avevano forbici fuori uso, rotoli di spago, fili di lana e persino due vecchi fondi di colla vinilica.
Ben presto farfalle a rebbi di forchetta svolazzavano sui rami più alti e centrini di carta dalle mille parole pendevano come trine di neve qua e là. Infine, una stella di mollette di legno aveva trovato il suo posto in cima all’albero.
Mentre i tre costruivano alacremente, una figura misteriosa si avvicinava a passi lenti. Il primo a vederla fu Iac. «Chi sei?» chiese il ragazzo.
«Mi serve il vostro aiuto» rispose l’uomo, avvolto in un mantello nero e con un cappello scuro in testa.
«E in cosa potremmo mai aiutarti noi tre, messi così come siamo?» domandò Saddam, mostrando l’arto offeso.
Lira stava in silenzio e guardava timoroso,come faceva sempre. «Ho smarrito una cosa» disse l’uomo.
«E la vieni a cercare qui? Non vedi che siamo circondati dai rifiuti? Sono scarti di nessuna importanza, come puoi aver perso una cosa proprio qui?» chiese Iac.
«Potrebbe essere in questo posto, anche se non ne sono sicuro» rispose l’uomo.
«Beh, qui arrivano centinaia di sacchetti al giorno, è impossibile aprirli tutti», affermò Lira, soddisfatto per aver trovato il coraggio di parlare.
«Ho visto che voi sapete cercare anche tra le cose che hanno perso il loro significato, se non mi aiuterete dovrò tornarmene sui miei passi. Non avrò più speranze».
Passò qualche secondo, poi il gruppo fu distratto da una vocina piagnucolosa che si avvicinava correndo.
«È un imbroglione!» singhiozzava Tommi, il fratellino di Iac.
«Ma di chi parli?» gli chiese Lira.
«Il Babbo Natale ruba letterine. Aveva l’elastico alla barba e voleva imbrogliare i bambini, ma io la mia non gliel’ho data».
«Ben fatto» commentò Saddam, «ma non darla neppure a noi», sogghignando tra sé.
«Allora?» si intromise di nuovo l’uomo misterioso, «mi aiutate a cercare?»
Iac guardò Tommi e pensò che forse sarebbe stata una buona idea distrarlo con una caccia al tesoro.
«D’accordo» rispose il ragazzo, «dicci allora cosa dobbiamo ritrovare».
L’uomo non rispose e iniziò ad allontanarsi.
«E adesso cosa cerchiamo?» chiese Lira Funesta. Mentre tutti aspettavano una risposta Tommi prese a parlare: «Sicuramente è un giocattolo. Deve esserci un posto qui da qualche parte, dove ci sono tutti i giochi di Babbo Natale!»
«Beh, allora ci sarà per forza qualcuno che aggiusta le gambe rotte», commentò Saddam agitando la stampella.
«E allora ci sarà anche un luogo dove le sorelle cattive diventano buone e i compagni di classe non prendono in giro i rossi di capelli e soprattutto dove si diventa molto coraggiosi», sentenziò Lira.
L’uomo intanto si era diretto alla zona putrida della discarica, dove i rifiuti stavano ritrovando un senso nuovo, trasformandosi in compost.
«Ma cosa stiamo cercando da questa parte?» urlò Iac.
«Seguiamo quell’uomo», suggerì Lira «vedrai che troveremo qualcosa, un tesoro magari» accelerando il passo.
«Aspettatemi, voglio venire anch’io!», richiamò l’attenzione Saddam, saltando sulla stampella.
«Avanti Iac, non ti fermare, andiamo» disse il piccolo Tommi prendendo il fratello per mano, «Vuoi
trovare qualcosa anche tu, vero?»
«Ma cosa? Di cosa state parlando tutti?»
Corsero per minuti o forse ore. Intanto la sera scendeva e le campane della chiesa suonavano dischi di marcette natalizie mentre il grido di un muezzin riecheggiò per tutta la discarica. Era Saddam, inginocchiato tra la spazzatura, che stava ripetendo la sua tradizione turca. A poca distanza da lui Lira, Tommi e Iac erano immobili. Guardavano avanti, in basso e poi in alto. Avevano cercato per ore, frugato tra l’ammasso di inutilità abbandonate e i gomitoli di pensieri. Tra i bisogni soddisfatti trasformati in residui e il superfluo diventato velocemente scarto. Ma non avevano trovato niente. O almeno così sembrava a Iac.
Fu allora che Tommi vide qualcosa che agli altri era sfuggito. Indicò al fratello l’uomo misterioso. I ragazzi capirono che era bastata la loro ansia di trovare qualcosa tra ciò che era ormai inutile, perchè l’uomo si liberasse del mantello nero e poi del cappello scuro. E man mano che pareva loro di aver afferrato il motivo di quel cercare ecco che il misterioso signore sembrava mutare sembianze, ora aveva una casacca rossa e Tommi intravide una barba bianca, ben salda al mento questa volta.
Iac capì all’improvviso che doveva dare un senso nuovo a quella ricerca, decise di trasformarla in desiderio e si domandò per la prima volta cosa avrebbe voluto davvero per sé. A Tommi, invece, era già tutto chiaro: «È lui Babbo Natale, finalmente lo abbiamo trovato» disse sorridendo.

(La caccia di Natale – Elisabetta Bucciarelli)

N.d.R.
Si tratta di un pezzo che l’autrice scrisse qualche anno fa per Cooperazione (N.51 del 20 dicembre 2010). Ci piace l’idea di proporvelo perché la magia del Natale ha bisogno di essere ricercata ogni anno per mantenersi viva e perché, come tutti i racconti, è un dono prezioso che merita un proprio spazio sotto l’albero.

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