Cristina Zagaria

cristina-zagariaCristina Zagaria si definisce “Giornalista, scrittrice e mamma in ordine simultaneo”. È una definizione breve che in realtà non riesce a raccontare tutto quello che fa.
Noi abbiamo imparato a conoscerla con i Racconti in sala d’attesa prima e le Favole dell’attesa ora, progetti importanti che fortunatamente si stanno diffondendo a macchia d’olio. Come è stato coordinare il progetto e qual è la risposta di medici e pazienti a questa iniziativa?

Coordinare un’antologia non è facile, perché il libro non è del curatore ma di tutti gli autori. Con “Le Favole” abbiamo lavorato in 44 autori, tra scrittori e illustratori, e durante il lavoro il confronto è stato continuo. Ma ho già sperimentato questo metodo: quando gli autori si sentono parte attiva di un progetto tutto diventa più facile. Interventi e consigli sono sempre costruttivi e il risultato è un libro con un’anima decisa e condivisa.
Per quanto riguarda la risposta di medici e pazienti: è proprio questo che ci fa andare avanti. Gli ospedali sono entusiasti e ci richiedono i libri. Ognuno ha strutturato un proprio percorso e noi abbiamo capito che per ogni donazione bisogna scegliere un coordinatore che poi segua quotidianamente i libri in corsia. I nostri libri piacciono (e vengono letti) e soprattutto credo che tutto il meccanismo funzioni perché non è uno dei tanti progetti di beneficenza. Con #seguilcuore vogliamo portare la lettura e i libri in ospedale, come aiuto alla cura e come strumento di dignità per il paziente visto come individuo. È una sfida la nostra.

Le Favole si propongono un obiettivo molto alto: far evadere i bambini e rendere loro meno traumatica l’esperienza ospedaliera. Personalmente sono pienamente convinta del potere magico delle favole e della lettura per i bambini, ma a volte agli adulti sembra una perdita di tempo. Quali riscontri hai avuto nel tuo tour per l’Italia sulla magia della lettura?
La prima bambina che ha preso in mano una copia de “Le favole”, sai che ha fatto? Ha scelto una pagina bianca e ci ha disegnato delle farfalle. Questa è la magia: un libro che i bambini sentono come proprio e che fanno vivere, aggiungendo una pagina che non c’era al racconto, la loro pagina.

Tu ti occupi di camorra, ‘ndrangheta e altri temi molto caldi affrontandoli dal punto di vista delle donne. È proprio vero che sono le donne a doversi prendere la responsabilità di lottare sempre e comunque?
Diciamo che a noi donne piace molto “lottare sempre e comunque”! Ma non siamo sole. Quello mai.

Sugarqueen è un manifesto delle donne della generazione 2.0, regine della casa, del lavoro, della famiglia, ma soprattutto regine di se stesse.
Attraverso la protagonista Giada Baldari vuoi raccontare le storie di tutte le donne che si sentono regine. Sono loro la risposta alla crisi?

Sì, la storia di Giada è un pretesto. È il punto di partenza per raccontare quell’Italia che funziona, che non si lamenta, ma reagisce, quell’Italia che ha dentro di sé la forza per reinventarsi anche se la crisi non fa passi indietro. E le mamme spesso sono in prima linea, perché si dividono tra famiglia e lavoro. Sono proprio partita da una mamma per tentare di raccontare tutte le Regine d’Italia, tutte quelle donne che hanno saputo crearsi un’attività e realizzare i propri sogni. Credo che ci sia bisogno di sognare e credere in se stessi…oggi più che mai.

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