Patrick Fogli

fogli_bnwPatrick, nei tuoi romanzi sono protagonisti momenti storici difficili. La memoria di quei momenti è fondamentale per capire l’oggi e per evitare il ripetersi degli stessi errori. Sembra però che la storia venga spesso dimenticata o “revisionata”. Quali strumenti possiamo dare ai ragazzi perchè ciò non accada?
Molti e diversi. Raccontare belle storie, per esempio. Quanto ha fatto Romanzo Criminale per la conoscenza della banda della Magliana? In quanti, dal romanzo, dal film, dalla serie, hanno avuto voglia di scoprire la verità? Secondo me parecchi. Le storie vanno raccontate, gli esseri umani lo fanno da sempre. E dentro le storie se ne annidano altre e altre ancora, quasi sempre con un contatto forte con la realtà. Raccontare una storia di Shoah è come raccontare una piccola parte della realtà che accadde. Nella speranza di scatenare curiosità. I ragazzi sono molto curiosi, molto più di quello che crediamo. In questi giorni ho incontrato una scuola, erano pieni di domande. Basta stimolarli.

Nei tuoi romanzi sei “costretto” ad una ricerca approfondita per poter analizzare al meglio i fatti storici. Ti è mai capitato di scoprire elementi che hanno modificato la tua opinione sugli eventi che racconti?
Spesso. Con Il tempo infranto, per esempio, moltissimo. La ricerca va fatta senza pregiudizi, ponendosi domande su domande, senza un’ipotesi di partenza, senza preconcetti. E’ l’unico modo per fare un buon lavoro, qualcosa che abbia a che fare con la realtà dei fatti e non con i teoremi personali.

Tu sei spesso ospite in festival di letteratura, finalista di alcuni dei premi italiani piu’ importanti. Chi vedi nel pubblico? Sempre meno lettori, sempre meno lettori giovani o sei fiducioso che ci sarà una inversione di tendenza?
L’inversione non ci sarà, per il semplice motivo che, come per l’economia in generale, quella che vive l’editoria non è una crisi, ma una trasformazione.
Stiamo vivendo un passaggio, sta arrivando qualcosa di diverso, non si torna indietro. Se i lettori calano (nei festival ce ne sono tanti, ma non sono abbastanza per sostenere il mondo editoriale) bisogna farsi molte domande su quello che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che abbiamo intenzione di fare. Tutti. Dall’editore al libraio. Continuando a far finta di niente o illudendoci che accadrà un’inversione di marcia improvvisa, non andiamo da nessuna parte.

Anche quest’anno sarai ospite e moderatore del festival La passione per il delitto. Cosa ci racconterai nei tuoi interventi?
Dovrei essere fumo è la storia di due storie. Una oggi e una durante la seconda guerra mondiale. Due storie piccole, racchiuse in storie molto più grandi.
Proverò a farvele vivere, sperando che vi venga voglia di scoprirle.

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