Davide Morosinotto

morosinottoIn “Nemo il ragazzo senza nome” racconti la storia di questo giovane ragazzo prima che diventi il famoso Capitano Nemo, da tutti conosciuto attraverso i romanzi di Jules Verne. Come mai hai scelto di raccontare questo personaggio?
In realtà è successo piuttosto il contrario. È lui, il misterioso capitano, che per qualche motivo ha accettato di farsi raccontare da me.
Giulio Verne è stato il primo scrittore di cui ho imparato il nome e le storie. Ho letto “Il giro del mondo” almeno dieci volte, quando ero un bambino, e ovviamente non avevo potuto sfuggire al fascino del Nautilus e delle sue incredibili avventure sottomarine.
Finché un paio d’anni fa, un po’ per caso, mentre mi trovavo in viaggio, ho visto un cartellone con la scritta “Nemo”. E di colpo mi è apparso lui: un ragazzino indiano con la fronte corrugata, e accanto questo cane gigantesco, color cenere. Ammetto che però la mia prima reazione non è stata di entusiasmo, bensì di delusione… Un’idea così bella di sicuro doveva già averla avuta qualcuno, prima di me. Chissà quanti romanzi esistevano già sul capitano da giovane. Romanzi bellissimi che io non avevo ancora letto.
Sono rimasto a pensarci tutto il giorno, inventando Daniel e Ashlynn e molti altri personaggi. Appena tornato in albergo mi sono collegato a Internet… e ho visto che invece nessuno aveva mai raccontato questa storia. Non potevo crederci. E ho deciso di farlo io.
Nemo secondo me è un personaggio incredibile, è un genio capace di inventare marchingegni incredibili ma è anche un ragazzo d’azione che non si tira indietro davanti al pericolo. La cosa che mi piace di più di lui, però, è che non è il classico eroe senza macchia e senza paura. È invece impulsivo e sospettoso, e questo lo porta a commettere anche grandi, terribili errori…

In “Leonardo da Vinci genio senza tempo”, con un linguaggio destinato anche ai più piccoli, trasmetti la grandezza di questo genio che non si arrende e che inventa, scrive e sa osare. Quale messaggio vorresti trasmettere ai bambini con l’esempio di questo personaggio?
Leonardo è stato uno dei geni più grandi di tutti i tempi: ha inventato l’aereo, l’elicottero, il sottomarino, il paracadute, il carro-armato. Persino il “curriculum”, il documento che oggi ogni persona scrive quando deve cercare un lavoro, è in realtà un’invenzione leonardesca.
Però, studiando Leonardo più a fondo, si scopre che non tutti i suoi contemporanei lo giudicavano un genio. A Firenze, per esempio, Leonardo era molto ammirato per i suoi meravigliosi dipinti ma veniva considerato anche un perditempo con la testa sulle nuvole, perché invece di passare tutto il suo tempo a dipingere perdeva mesi a ideare progetti impossibili da costruire.
Insomma, attorno a Leonardo c’era tanta gente che gli chiedeva, a voce più o meno alta, di smetterla. Smetterla di farsi venire idee, di prendere appunti, di cercare nuove strade e sognare nuovi sogni.
Se Leonardo avesse dato ascolto a queste persone, tutta l’umanità avrebbe perso le sue incredibili invenzioni, e intuizioni.
Credo che sia questo, il messaggio che Leonardo può darci oggi: non lasciar perdere solo perché ci dicono di farlo.

Ci puoi parlare brevemente dei tuoi prossimi lavori?
A maggio Rizzoli pubblicherà “The Academy”, un romanzo molto emozionante pieno di avventure e colpi di scena, che è stato scritto da un’autrice misteriosa di cui non si sa quasi niente a parte il nome: Amelia Drake. Al momento non posso dire molto di più, se non che ho avuto occasione di lavorare con Amelia su questo libro… E sono convinto che la storia della Diciannovesima Accademia colpirà l’immaginazione di molti giovani lettori.
Poi, ovviamente, sono al lavoro sul prossimo volume di Nemo. I viaggi del capitano e dei suoi amici Daniel e Ashlynn sono solo all’inizio!

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